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Libri

PREISTORIA E PROTOSTORIA DEL CAPUT ADRIAE

Elisabetta Borgna, Paola Càssola Guida, Susi Corazza (a cura di)
PREISTORIA E PROTOSTORIA DEL CAPUT ADRIAE
Studi di Preistoria e Protostoria-5, Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Firenze, 568pp.,ill.b/n+1CD
90,00 euro
ISBN 978-88-6045-069-2
www.iipp.it

Recensione originariamente pubblicata su Archeo n. 419 – Gennaio 2020

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Opera di taglio specialistico, il volume dà conto dei contributi presentati in occasione della XLIX Riunione Scientifica dell’IIPP (svoltasi a Udine e Pordenone nell’ottobre del 2014), organizzata con l’intento di fare il punto sulle conoscenze acquisite per la regione friulana relativamente all’ampio orizzonte cronologico compreso fra il Paleolitico e la tarda preistoria. L’incontro, in realtà, estese i suoi orizzonti geografici anche oltre i confini del Friuli e ha cosí dato modo di tracciare un quadro che abbraccia un piú vasto areale, dall’alto Adriatico all’arco alpino orientale. Logica conseguenza è stato l’elevato numero degli interventi allora proposti e che hanno ora dato vita a una raccolta corposa, alle cui pagine stampate, quasi 600, si aggiungono i materiali raccolti nel CD, le Brevi note. La rassegna si apre con una interessante ricostruzione della nascita della paletnologia in Friuli e in quello che, quando ancora vigeva l’impero asburgico, era chiamato Österreichisches Küstenland, ovvero litorale austriaco, e che poi, accogliendo la proposta del glottologo goriziano Graziadio Isaia Ascoli, assunse l’attuale denominazione di Venezia Giulia. Dopo le quattro Relazioni generali, dedicate ad altrettanti ambiti crono- culturali (Paleolitico e Mesolitico; Neolitico ed Eneolitico; Bronzo Antico e Bronzo Recente; Bronzo Finale e antica età del Ferro), si susseguono quindi i testi dei molti studiosi e specialisti, italiani e stranieri, coinvolti nel progetto, suddivisi per sezioni tematiche, dalle questioni legate al paesaggio e all’ambiente agli insediamenti all’aperto, dalle palafitte agli aspetti funerari. Attraverso presentazioni di singoli casi di studio e scavi anche molto recenti o rassegne di contesti piú articolati, emerge un panorama vivace e aggiornato, che prova la marginalità solo geografica dei territori esaminati. La frequentazione umana del Caput Adriae fu infatti significativa e ha lasciato testimonianze di rilevanza indiscutibile – basti solo pensare agli insediamenti in grotta o ai castellieri (che di queste zone rappresentano una delle manifestazioni culturali piú peculiari) – e delle quali sono stati a piú riprese sottolineati i contatti con culture di altre regioni, prima fra tutte quella adriatica.

Stefano Mammini

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