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Archeo In edicola

Archeo n. 450 – Agosto 2022

Editoriale

Testa calda

La notizia è di qualche settimana fa: la secca del Tevere, meno drammatica di quella del Po e tuttavia rilevante, ha fatto riemergere i pochi resti di quello che viene comunemente chiamato il Ponte Neroniano. Si tratta delle fondamenta di uno dei quattro piloni della struttura che, in età romana, attraversava il fiume pochi metri a valle dell’attuale Ponte Vittorio Emanuele II (per i non Romani: il ponte che dal centro storico conduce al rione Borgo e alla basilica di S. Pietro) con un’angolazione spostata di qualche grado più a sud rispetto a quest’ultimo. L’evento non è cosa rara, i lettori possono rendersene conto facilmente recandosi di persona «sul luogo» con Google Maps.

Nell’Ottocento, prima di essere rimossi per favorire il passaggio delle barche che risalivano il Tevere, i piloni emergevano ancora al di sopra della superficie dell’acqua. Il particolare della Nuova Topografia di Roma, di Giovan Battista Nolli (1748), riprodotto in questa pagina, raffigura tre di essi, bene in vista.

Non abbiamo certezza circa l’effettiva paternità del ponte, alcuni lo attribuiscono allo zio materno di Nerone, Caligola. Fu quest’ultimo, infatti, a iniziare la costruzione del grande circo situato sulla riva destra del Tevere, più o meno in corrispondenza della basilica di S. Pietro che oggi ne ricopre le antiche vestigia. Rinominato circo di Nerone, fu qui che l’imperatore fece uccidere i cristiani accusati di aver appiccato il celebre incendio di Roma del luglio 64. È probabile che i Romani attraversassero proprio il nostro ponte per raggiungere il circo.


Ponte «di Nerone», circo «di Nerone», incendio «di Nerone»: poco importa che il primo fosse anche il vecchio Pons Triumphalis (vi passava l’omonima via) o Pons Vaticanus (perché collegava la riva sinistra del Tevere con l’omonimo ager); che il secondo fosse stato voluto da Caligola; e che il terzo fosse stato (Continua la lettura sul numero di Archeo in edicola o abbonati!!)

Andreas M. Steiner

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EDITORIALE
Testa calda
di Andreas M. Steiner

ATTUALITÀ
NOTIZIARO

SCAVI
Matelica prima di Matilica
di Giampiero Galasso

PASSEGGIATA NEL PArCO
Gerusalemme ritrovata
di Federica Rinaldi

PREMI
«L’archeologia è nativa digitale»
di Andreas M. Steiner

ALL’OMBRA DEL VULCANO
Ai piedi del grande olivo
a cura di Alessandro Mandolesi e Alessandra Randazzo

MUSEI
Tradizioni a confronto
di Giampiero Galasso

FRONTE DEL PORTO
Una sentinella sul Tevere
di Dario Daffara

A TUTTO CAMPO
Le regole dell’acqua
di Carlo Citter

MOSTRE
Un visore per Lascaux

ARCHEOFILATELIA
Duecento anni fa…
di Luciano Calenda

RESTAURI
Il paziente inglese
di Marina Mattei, con un contributo di Alessandra Morelli e un reportage fotografico di Araldo De Luca

MOSTRE
Una comunità di frontiera
di Giacomo Baldini, Andrea Barbieri, Federico Capriuoli, Valerj Del Segato, Alessandro Ferrari, Andrea Marcocci, Matteo Milletti, Stefano Ricci Cortili, Chiara Valdambrini

MUSEI
Ledro 50: l’avventura continua
di Stefano Mammini

SPECIALE
SARDEGNA
L’isola delle pietre giganti

testi di Manuela Puddu, Gianfranco Canino, Elisabetta Grassi, Maria Letizia Pulcini, Federica Doria e Stefano Giuliani

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L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA
«Bionda e bellissima»
di Francesca Ceci

LIBRI