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Giulio Cesare

Archeo Monografie n. 51 – Ottobre/Novembre 2022

Nato da una delle più nobili famiglie capitoline, la gens iulia, Gaio Giulio Cesare si impone presto per le sue brillanti capacità militari. Ma è dopo la morte del dittatore Silla che la sua carriera decolla: è l’inizio di una parabola destinata a fare del personaggio l’arbitro supremo.

Dalle sorti di Roma
Lucio Cornelio Silla, il dittatore, era stato lapidario nel giudizio: «Esultate pure e tenetevelo stretto, ma questo Cesare, che volete salvare a ogni costo, sarà un giorno la rovina dell’aristocrazia. In Cesare, vi dico, si nascondono mille Marii».

Era l’anno 81 a.C. e Sulla Felix cedette alle preghiere delle Vergini Vestali e dei parenti di Cesare (fra i quali, soprattutto, il fratello della madre Aurelia), cancellandolo dalle liste di proscrizione.

La guerra civile fra i popolari e l’oligarchia senatoriale, ridotta ben presto al protagonismo esasperato di Mario e di Silla, durava da sette anni. A Roma e in Italia distruzioni, campi bruciati, donne violentate, schiavi che denunciavano e uccidevano i loro padroni, e massacri e atrocità da una parte e dall’altra che si erano ripetuti secondo un rituale accettato di odio e di morte.

La battaglia di Porta Collina (1° novembre 82 a.C.) chiuse le porte alla guerra guerreggiata, non al tempo delle vendette. Primo atto, l’indomani, con l’efferata carneficina degli ottomila prigionieri sanniti, ammassati come bestie nell’ippodromo. Per più giorni sullo spazio grigio delle gradinate rimase sospeso quel loro ululato di bestie sgozzate. La città inondata di sangue, mentre nel tempio di Bellona, dèa della guerra, ai senatori riuniti in seduta permanente Silla, annoiato di vincere, «Che cos’è questo baccano?» diceva sprezzante. «Fateli tacere».

Nell’81 a.C. nessuno a Roma, prima del riluttante perdono di Silla, avrebbe scommesso sulla vita di Cesare, meno che mai sul suo avvenire politico. Di anni ne aveva diciannove. A quindici gli era morto il padre. L’anno dopo gli viene conferita la carica di flamen Dialis, riservata ai patrizi.

Lui ha abbracciato la causa dei popolari contro gli oligarchi, un gesto spavaldo di indipendenza e di tradimento politico. Rimaneva, comunque, un patrizio della gens Iulia che vantava la discendenza da Iulo, figlio di Enea, nato a sua volta da Venere, e quindi non solo la più antica, eroica nobiltà del Lazio, ma addirittura di origine divina.

Vero è che sua zia, sorella del padre, era stata la moglie di Caio Mario, un provinciale di Arpino, vincitore dei Cimbri e dei Teutoni, sette volte console, e che lui, Cesare, giovanissimo, in seconde nozze, si era unito in matrimonio con Cornelia, figlia di Cornelio Cinna, ex console e, morto Mario, capo dei popolari.

Una sfida aperta
Ritornato a Roma sulla punta delle spade, Silla impone a Cesare il ripudio della moglie. Non era da Cesare (Continua la lettura sulla monografia di Archeo in edicola o abbonati!)

Scorri il sommario

L’ASCESA
L’ascesa di un predestinato

GUERRA E POLITICA
Campagne militari e guerre intestine

LA CONQUISTA DELLA GALLIA
La gallia consacra l’«uomo forte»

LA GUERRA CIVILE
«Il dado è tratto»

LA FINE
Ventitré pugnalate