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Archeo n. 468 – Febbraio 2024

Editoriale

Estratto da Archeo n. 468 – Febbraio 2024 Strano destino quello del ponte sul fiume Danubio, fatto costruire da Traiano intorno al 104 d.C. su progetto di uno di più importanti architetti dell’antichità, Apollodoro di Damasco. Ancora oggi è considerata una delle massime realizzazioni dell’arte ingegneristica romana, anche se il monumento non esiste più da lungo tempo.

Gli storici antichi – il contemporaneo Plinio il Giovane, Cassio Dione e, secoli dopo, Procopio di Cesarea – ne parlano con somma ammirazione. Mettendo insieme i dati che possiamo ricavare dalle loro testimonianze – piuttosto scarne, in verità -, il ponte misurava oltre 1000 m di lunghezza, era largo 15 e l’altezza dei 20 pilastri «in pietra quadrangolare» era di circa 45 m. Numeri che, per l’epoca, ne fanno un assoluto capolavoro ingegneristico e architettonico.

Dal punto di vista strategico, la struttura divenne un crocevia fondamentale in funzione dell’occupazione e dell’amministrazione della nuova provincia. L’immagine del ponte ci è nota dalle numerose raffigurazioni monetali e, soprattutto, da quella scolpita sulla Colonna Traiana, eretta a Roma nell’omonimo foro, anch’esso progettato dallo stesso Apollodoro, a celebrazione dell’avvenuta conquista romana della Dacia.

Ma che fine ha fatto quell’opera straordinaria, da taluni studiosi considerata simbolo della penetrazione della civiltà di Roma nell’Europa centrale? Il ponte contribuì sicuramente alla gloria di Traiano (durante il cui regno l’impero raggiunse la sua massima estensione), e fu forse proprio questo il motivo per cui, appena qualche decennio dopo, venne distrutto?

Di ritorno dalla campagna contro i Parti, nell’agosto del 117, Traiano muore a Selinunte, in Cilicia, nell’odierna Turchia.

Gli succede Adriano il quale, secondo alcuni, soffriva della popolarità di cui godeva il suo predecessore grazie ai suoi successi politici e territoriali. E, a proposito del celebrato ponte – così riferisce Cassio Dione – il nuovo imperatore lo considerava (Continua la lettura sul numero di Archeo in edicola o abbonati)

Andreas M. Steiner

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EDITORIALE
Invidie imperiali
di Andreas M. Steiner

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Ultimissime dalla
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di Giampiero Galasso

ALL’OMBRA DEL VULCANO
Umili ma non ultimi
di Alessandra Randazzo

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Il senso per il design dei
cacciatori di cavalli

di Francesco d’Errico

FRONTE DEL PORTO
Per il dio barbuto
di Giusy Castelli

A TUTTO CAMPO
Egitto, che passione!
di Mara Sternini

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Era d’agosto…

PAROLA D’ARCHEOLOGO
Un indizio non fa una
prova, però…

di Flavia Marimpietri

INCONTRI
Piacere, potere e ozio creativo

ARCHEOFILATELIA
Splendori dalla Dacia
di Luciano Calenda

REPORTAGE
Con Virgilio e Omero fra storia e leggenda
di Daniela Fuganti

ARCHEOLOGIA E LETTERATURA/13
Un americano a Roma
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Signori dell’oro e dell’argento
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MOSTRE
Alla conquista degli aromata
di Sabina Antonini

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L’ultima frontiera della Romanità
a cura di Andreas M. Steiner

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Con pochi oboli lo porti a casa
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Al centro dell’universo
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