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Archeo n. 465 – Novembre 2023

Editoriale

Estratto da Archeo n. 465 – Novembre 2023 Nessun altro Paese al mondo può vantare un’intensità di siti archeologici pari a quella di Israele. Quelli censiti sono più di 30 000, distribuiti sulla superficie nazionale di circa 22 000 kmq, un’estensione inferiore a quella della Toscana. Degli oltre 80 Parchi Nazionali, 45 sono a tema archeologico. 12 dei 16 monumenti iscritti nella Lista UNESCO del Patrimonio dell’Umanità sono luoghi di rilevanza storico-archeologica: tra quelli più noti citiamo la leggendaria Masada, Cesarea Marittima (la città portuale costruita da Erode il Grande sulla costa mediterranea in onore di Cesare Augusto), le Città Vecchie di Gerusalemme e di Acri; meno conosciuta è, forse, l’area delle antiche città di Maresha e Bet Guvrin, patrimonio UNESCO dal 2014, di cui parliamo nell’articolo di apertura.

In Israele, l’archeologia è considerata una «sindrome nazionale», osannata dagli uni e deplorata dagli altri. Una vera e propria mania originata dal fatto che la Terra Santa possiede una plurisecolare tradizione di scavi e di indagini (tradizione, come è noto, promossa e al contempo complicata dalla vasta documentazione letteraria e storica offerta dalla narrazione biblica); ma anche perché l’esplorazione archeologica ha giocato un ruolo di primo piano nel processo stesso di autodefinizione culturale del nascente Stato.

Lo scrittore israeliano Amos Elon (1926-2009) ricorda l’euforia di un gruppo di pionieri ebrei del movimento giovanile socialista quando, durante i lavori per un canale di irrigazione del loro insediamento nella piana di Esdralon (pochi chilometri a sud del Lago di Tiberiade), venne alla luce un magnifico pavimento musivo appartenente a una sinagoga del VI secolo. Era il dicembre del 1928, vent’anni prima della proclamazione dello Stato di Israele. Il mosaico, denominato la Sinagoga di Bet Alpha, è oggi custodito dall’autorità dei Parchi Nazionali e aperto al pubblico.

In Israele, più che nelle altre entità nazionali formatesi dopo la prima guerra mondiale, l’archeologia assume valenza politica, diventa strumento (Continua la lettura sul numero di Archeo in edicola o abbonati!)

Andreas M. Steiner

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EDITORIALE
Terra Santa
di Andreas M. Steiner

ATTUALITÀ
NOTIZIARO

SCOPERTE
Safari preistorici
di Gabriele Russo

ALL’OMBRA DEL VULCANO
Omaggio alla corona
di Alessandra Randazzo

SCAVI
Teramo, città dei mosaici
di Giampiero Galasso

FRONTE DEL PORTO
Era d’agosto…
di Alessandro D’Alessio e Luigi Maria Caliò

A TUTTO CAMPO
Oro nero in Valdichiana
di Andrea Terziani

MUSEI
Le molte vite di Saint-Martin-de-Corléans

PAROLA D’ARCHEOLOGO
Un tuffo nella storia
di Flavia Marimpietri

ARCHEOFILATELIA
Morituri te salutant…
di Luciano Calenda

SCAVI
Abramo a Bet Guvrin
di Boaz Zissu ed Erasmus Gass

MUSEI
Vivi, prega, racconta…
a cura della redazione

ARCHEOLOGIA E LETTERATURA/11
A diciotto ore dalla fine
di Giuseppe M. Della Fina

ROMA
L’ottagono delle meraviglie
di Alessandro Blanco

SPECIALE
Fino all’ultimo sangue
a cura della redazione

RUBRICHE

TERRA, ACQUA, FUOCO, VENTO
Caccia all’usato sicuro
di Luciano Frazzoni

L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA
«Dove sia, nessun lo sa»
di Francesca Ceci

LIBRI


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